Guizzi di “Koi”
In quella fitta foresta di simboli e allegorie che custodisce lo Stabilimento “Berzieri” di Salsomaggiore Terme si intrecciano narrazioni che uniscono Oriente e Occidente; esse sono legate assieme da un fil rouge, un tema attorno a cui si sviluppano gli eleganti apparati decorativi.
L’acqua termale celebrata da Chini è fonte di vita, di rigenerazione, di trasformazione ed è proprio l’acqua il tema decorativo che assume di volta in volta forme e colori diversi.
Nel ciclo del Drago descritto da M. Bonatti Bacchini nelle sue pubblicazioni, fra tutti “Viaggio alle Terme” , si esplora in profondità il messaggio che Chini cela nelle sue opere, frutto delle sue frequentazioni, dei viaggi e della riflessione sulle nuove correnti di pensiero che imperversavano nell’Europa tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900, condizionate dalle discipline orientali e dalla Teosofia. Lo stabilimento termale diventa così il tempio della salute e del benessere, custode dell’acqua salsoiodica: elemento rinnovatore e fecondo; grazie ad essa il corpo è rinvigorito, è rigenerato e con esso pure il suo spirito, l’anima si spoglia degli elementi negativi della quotidianità e si rinnova completamente.
La trasformazione è narrata dal tema del Drago, animale criptico e misterioso, sfuggente alle definizioni, essere dell’aria e dell’acqua, che muta la sua condizione dominando ogni contesto.
Nel Berzieri lo troviamo nella facciata nei Tao tié, accoccolati sotto il mento delle figure leonine che sgranano minacciosamente gli occhi, all’ingresso nascosti in uno zoccolo di marmo che ci osservano guardinghi, mimetizzandosi nel bianco marmo o che guizzano vorticosamente nei soffitti verde smeraldo del primo piano, apparentemente in angoli semibui o ancora feroci nei vetri delle porte delle stanze da bagno, nei camerini.
La carpa muta in drago nel cerchio di trasformazione, figura geometrica scelta non a caso. Si notano i denti feroci sotto il labbro superiore, evidenza di una nuova identità o appartenenza ad un altro soggetto che esula dalla figura dell’innocuo pesce.
Nel tondo si vedono pesci che girano contorcendosi uno dietro l’altro, sono animali orientali, su cui Chini lavora insistendo sui particolari vezzosi, le pinne e la coda ondeggiano come veli, sete leggere. Si tratta di carpe, “koi” in giapponese: esse si prestano ad essere raffigurate tra il bestiario dello stabilimento perché il loro tratto è elegante e soprattutto come diversi animali qui presenti rappresentano un’allegoria.
Sono tanti i significati ad esse attribuite. Le “koi” sono presenti nella cultura nipponica da millenni e sono parte integrante della tradizione. Sono state portate in Giappone dalla Cina, popolando i fiumi per tenerne pulito il fondo, nel corso del tempo l’attenzione verso questi animali è mutato e i contadini giapponesi, notando alcune macchie di colore sul dorso dei pesci, hanno iniziato a incrociarli con altre specie ittiche: per questo ne esistono diverse varietà.
La storia di questo pesce entra nella tradizione attraverso le leggende, che descrivono le sue virtù.
Si narra che un esemplare di “koi” avesse percorso verso la sorgente il Fiume Giallo, controcorrente e attraversando mille difficoltà, grazie agli sforzi immani riuscì ad arrivare alla Porta del Drago, dove la stessa subì una trasformazione e divenne Dragone immortale.
Da questa leggenda possiamo evincere diversi elementi simbolici che le vengono attribuiti.
La carpa cinese è il simbolo della tenacia, del coraggio, della perseveranza, è il simbolo della fedeltà, ma soprattutto la virtù che le viene riconosciuta è la capacità di fare sforzi enormi per raggiungere un obiettivo, grazie alla volontà e allo spirito di sacrificio; per questo è un dono che si fa ai bambini, augurando successo e buona fortuna nella vita.
E’ facile vedere gli aquiloni a forma di carpa per i bambini o presenti nella stampa sia tradizionale che moderna, è un soggetto piuttosto diffuso. Nei fiumi d’acqua dolce ne esistono diverse varietà che nel tempo sono cambiate, ottenendo colori e forme che le rendono interessanti sul mercato ittico dei collezionisti e degli appassionati.
Nel 2019 quando visitai la mostra “Impressioni d’Oriente” al Mudec di Milano – presenti fra le altre le opere di Galileo Chini, una grande tela e un paravento decorato – vidi diverse stampe giapponesi che la raffiguravano, mi colpì in particolar modo un quadro che conteneva uno stencil in carta washi utilizzato per dipingere la stoffa che aveva come soggetto alcune carpe. Subito la memoria andò alle raffigurazione degli stessi animali collocati nelle trame del Berzieri.